Circondata dai monti Martani e dalle muraglie verdi della val Nerina, Spoleto come dicono gli Umbri è città aristocratica sin dai tempi in cui venne fondata. Incute rispetto e ammirazione per l’eleganza delle vie, per il complesso disegno urbano rinascimentale, per i palazzi nobiliari solidi e imponenti come solo nella Roma papalina, per quelle atmosfere silenziose e assorte anche in periodo di festival dei Due Mondi, l’evento che l’ha trasformata in raffinatissima città-palcoscenico. Di lei nei secoli s’infatuarono in primis Michelangelo che di essa scriveva all’amico Vasari, poi Giosuè Carducci, Gabriele d’Annunzio, o il pittore William Turner, mentre Stendhal si diceva ammirato dalla “passeggiata” che dal centro storico s’insinua tra il verde dei colli circostanti. Città antichissima, sorta ai piedi del Monteluco, luogo di antichi eremi, fu florido municipio romano, i cui segni sono ancora evidenti nell’abitato moderno. Sede episcopale, dal IV secolo d.C., svolse un ruolo politico fondamentale dopo l’arrivo dei Longobardi in Italia, il Ducato longobardo di Spoleto arrivò infatti a comprendere buona parte dell’Italia centrale, fino a che con la sua caduta passò sotto il controllo delle dinastie franche e tedesche. Oggi il curatissimo centro storico riflette la sua storia millenaria, tra monumentali resti romani, suggestive chiese dall’architettura purissima, l’imponente e severa sagoma della Rocca albornoziana, che domina la città dall’alto, e il ricchissimo e prezioso Duomo, scrigno di raffinate opere d’arte medioevali e rinascimentali.
A seguito del Grande Progetto Pompei, voluto dal Governo italiano con decreto legge del 2011, e mirato alla riqualificazione del più famoso e più importante sito archeologico del mondo, sono iniziati a partire dal marzo del 2012 una serie importantissima di progetti di riqualificazione e restauro, che hanno interessato diversi settori dello scavo, al punto da restituirci ad oggi una Nuova Pompei, più fruibile, più ampia nel settore di visita e se possibile ancora più suggestiva. Il nostro viaggio si concentrerà inoltre sulle poco conosciute “ville stabiane” perfettamente e incredibilmente conservate, nella quali si potrà realmente toccare con mano la vita del primo secolo dopo Cristo e la grande tragedia che ha coinvolto quei territori con l’eruzione del Vesuvio. La cittadina di Castellammare di Stabia, affacciata sul mare, condivise infatti la sorte delle sue più famose “sorelle”, Pompei ed Ercolano, riportando alla luce ai giorni nostri estese aree archeologiche di straordinaria importanza. Infine sarà bello tornare a visitare la celebre villa di Oplontis, al centro dell’abitato moderno di Torre Annunziata, il cui toponimo, inserito in un’antica mappa, indicava alcune strutture posizionate tra Ercolano e Pompei.
Un itinerario da veri intenditori è quello che il pennino propone per un fine settimana d’autore. Il percorso si snoderà nella campagna toscana a nord di Firenze, tra i boschi del Mugello, la collina di Fiesole, e la piana di Prato e Pistoia alle pendici dell’Appennino, e andrà alla scoperta delle Ville Medicee, cioè quelle dimore che i Medici, costruirono o restaurarono per soggiornarvi durante i periodi di riposo, e che ancora oggi segnano con eleganza un paesaggio unico al mondo. Dimore inaspettate, maestose e sorprendenti, la cui realizzazione fu affidata sempre ad artisti importantissimi, che ne fecero edifici da sogno, custodi dell’essenza di un territorio e di una famiglia che ha fatto la storia. In un periodo che abbraccia circa tre secoli, la famiglia Medici riuscì a trasformare, attraverso una capillare e precisa organizzazione tecnica ed estetica, il concetto di residenza rurale aristocratica medievale in vere e proprie ville raffinate e lussuose, dedicate al tempo libero, alle arti e alla conoscenza. In esse e nei loro preziosi e bellissimi giardini, gli artisti dell’epoca riuscirono a sperimentare soluzioni architettoniche e decorative innovative, promuovendo all’aprirsi dell’Umanesimo e del Rinascimento un nuovo stile di vita, riflesso di ambizioni politiche ed economiche, e testimonianza eccezionale di mecenatismo, divenendo modello indiscusso non solo in Italia ma nell’Europa moderna.